Blog di Giorgio Tartaro
Dieci domande a Francesco Favaretto
- Giorgio Tartaro
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Paolo e Francesco Favaretto, padre e figlio, costituiscono un raro binomio progettuale nel design. Oltre 40 anni di storia, tantissimi progetti all'attivo e un continuo aggiornamento, del lavoro e delle modalità di comunicarlo. Francesco racconta come funziona Favaretto&Partners.
Lavori in uno studio con alcune decadi di attività e molti progetti. Tu e tuo padre Paolo siete uno dei rari esempi di “accordo generazionale”. Come dividete i compiti?
Dici bene, siamo quasi nel bel mezzo della quinta decade. Lo studio, infatti, fu fondato da mio padre Paolo nel 1973 come Studio Favaretto. Dal 2009, con la mia entrata Favaretto&Partners. A me piace molto parlare al plurale che va ben oltre al nome Favaretto, mi riferisco a tutti i nostri collaboratoti, le maestranze e tutta la filiera che ci sta dietro ad ogni progetto.Siamo tutte figure polivalenti in grado di svolgere diversi ruoli all’interno dello studio. Personalmente però quello che prediligo è seguire lo sviluppo dei prototipi. I miei clienti, soprattutto quelli nuovi, spesso rimangono positivamente sorpresi quando vedono l’oggetto che avevano visto su carta, già realizzato e pronto per essere provato.
ITALIA – luxy – italia -2017
Sei molto attivo nel mondo della comunicazione e dei social. Ben distinguendo profili personali e profili di studio. Oggi è tutto molto più diretto ma anche complicato.
Oggi nulla è cambiato rispetto a ieri, lo raccontiamo solo in un altro modo, condividendo più velocemente ogni passaggio facendo parte di una community “worldwide”. Questo per me è all’ordine del giorno, che sia per una emozione personale, che esterno nel mio profilo personale, o per svelare ciò che sta dietro ad un prototipo che poi diventerà un prodotto seriale. A noi come team (tutti tranne mio padre hihih) piace svelarne i retroscena senza paura di essere copiati o di ispirare il prossimo… Ben venga!
AGORA’- Emmegi- Italia - 1973
Viaggi, viaggiate molto. Necessità, propensione, volontà di aggiornamento e ampliamento degli orizzonti?
Sì! Un po' di tutto questo elenco anche se credo tu abbia azzeccato la parola giusta PROPENSIONE! Mio padre nell’80 fu uno dei primi architetti/designer a sbarcare negli Stati Uniti e Canada… Oggi la nuova America è senza dubbio l’Asia, intesa come Cina, Korea e Giappone e mi è venuto naturale, forse ancora in tempi non sospetti, andare a conoscere la cultura industriale asiatica senza che nessuno mi invitasse a farlo. Oggi per questa nostra propensione esterofila abbiamo pied-a-terre a Shanghai e Toronto.
HELIX BLine, Italia, 2015
Il tuo punto di vista deve necessariamente essere molto vasto. Tuo padre ha un mestiere che aveva certi canoni, ancora in parte validi. Ma molto è cambiato. Anche lui mi sembra molto attivo e flessibile nel cambiamento...
Diciamo che oggi per lui è abbastanza facile “accettare” e quindi adattarsi a nuovi processi industriali, essendo lui tecnicamente molto preparato. Più difficile è sintonizzarsi sui nuovi metodi di comunicazione, dei quali, volutamente non se ne occupa. Sono proprio queste tematiche che spesso ci trovano i disaccordo tra di noi. Però chi trae vantaggio da questi nostri accesi confronti è sicuramente il cliente ed il prodotto finale che nasce dopo questo melting pot di idee, visioni, conoscenze ed esperienze rendendolo molto appetibile sui diversi mercati ai quali è destinato.
JUBE – vistosi – italia- 2017
Nell'ambito del progetto, del controllo prototipi, della ingegnerizzazione quanto c'è di tuo?
Ah ah! Diciamo molto, ma non sono un uomo da copertina e vorrei rimarcare il valore della parola team. Mio padre è stato bravo e paziente ad insegnarmi un mestiere… Oggi io sto cercando, nel mio piccolo, di insegnare “un metodo” ai miei collaboratori. Imparo ogni giorno qualcosa da qualcuno. È bello pensare che questa possibilità possono averla tutti e non solo io perché sono “il figlio di Paolo”!
HAMMER – segis – italia- 2017
Quanto ti è servito praticare sport a livello alto? Cosa ti porti di quell'esperienza nel tuo lavoro?
Moltissimo e, a mio avviso, ancor di più lo sport di squadra! Lo sport è stata una palestra di vita oltre che una preparazione al mondo lavorativo in team!
ASSISA - steelcase – usa- 1986
Il panorama delle aziende di riferimento è oltremodo cambiato. Entrano nuovi marchi, nuovi mercati, nuove dinamiche. Quali quelle più imprevedibili secondo te?
Certo… Oggi i brand di riferimento vengono acquisiti da grossi gruppi o fondi di investimento. È il trend del momento anche se, quelli che resistono, hanno imparato a stringere sinergie l’un l’altro, perché hanno capito che farsi la guerra non vale più la pena!
Queste le ritengo aziende interessanti e con le idee chiare. Tutte le altre posso considerarle imprevedibili o addirittura a rischio, nel senso che navigano a vista e non sanno bene dove andare e non c’è vento utile se non sai dove vuoi andare.
VENEZIA BBBItalia – italia – 2006
Nella dialettica con tuo padre qual è il principale motivo del contendere? Se c'è ovviamente.
L’accettare il nuovo, (che poi nuovo non è) trend industriale che ha ridotto le idee prima e gli investimenti poi. Questo per l’incertezza del mercato che non dà sufficienti garanzie del ritorno dell’investimento. Ciò ha come conseguenza l’avere un grande numero di prodotti molto simili tra loro, senza nessuna personalità o con grande (troppa) caratterizzazione da renderli di difficile vendibilità. Questo per mio padre, abituato a realizzare progetti che hanno sempre richiesto grossi investimenti e grandi numeri di produzione, è facilmente comprensibile, ma altrettanto difficile da accettare!
BASILISSA - sidiz – korea -2006
Oggi, forse più di un tempo, il lavoro del designer non si riferisce più solo all'oggetto, ma mira alla creazione di un panorama di riferimento, di una storia, anzi di una nuova storia. Quali sono le storie che preferite raccontare?
Beh Giorgio, oggi ci sono LE DIRETTE nei social, non sai hihihi! A me piace raccontare ciò che sta dietro al nostro mestiere…
Il work in progress è ciò che mi fa andare a lavoro con il sorriso e amare questo mestiere.
TONDINA infinitidesign – italia - 2015
E veniamo all'italianità. In cosa i nostri artigiani, piccole aziende, maestranze, persone che lavorano con passione si possono differenziare da un universo uniformante e uniformato?
L’errore che hanno fatto molti artigiani, è stato quello di voler fare “il passo” da terzista a produttore di un proprio marchio! Penso sia stato un errore che molti hanno pagato caro. Gli artigiani, a me piace chiamarli Maestri, sono la nostra risorsa più grande, e la nostra ricchezza come il patrimonio storico culturale che ci è invidiato in tutto il mondo. Essere Maestro è una fortuna non da tutti, ed è proprio quello che devono continuare a fare, cercando di trasmettere il loro know how ad un figlio, un nipote, un collaboratore, cosi che si possa continuare a parlare di loro e con loro negli anni . Insomma, un po' quello che sto tentando di fare io oggi: Imparare per poi proseguire il mestiere iniziato da mio padre 44 anni fa.
SYSTEM39 haworth – germania - 2006
ORIGAMI Guialmi – portogallo - 2011
NOS guialmi – portogallo -2016